Irene Bastante Restaurant Experience

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L’anima in un piatto:

Dicono che “Siamo quello che mangiamo”, quanto può esser veritiera questa affermazione?!

Suddividerei la nostra vita in quattro fasi molto importanti:

-“Noi bambini”: Un pensiero più semplice, in grado di saltellare tra sogni, certezze e giusti insegnamenti. Degli anni in cui cadere e sbucciarsi era all’ordine del giorno; dove esser ripresi per aver disubbidito ad un adulto ci “abbatteva” per circa cinque minuti; gli anni in cui chiedere “Scusa” non era così difficile. Un’anima pura, genuina e senza filtri, un po’ come una coppetta di fragole con la panna o un panino con il cioccolato, un piatto di patatine con il ketchup o un semplice piatto di pastina con tanto grana padano sopra.

-Successivamente entriamo nella fase che chiameremo, “Noi adolescenti”: Estremamente complicati, rivoluzionari e “problematici”. Un periodo in cui non andava MAI bene nulla, avevi fame, ma ti lamentavi della bilancia. Ti tappavi le orecchie per non ascoltare e poi ti ritrovavi a rimpiangere gli insegnamenti non uditi. Un periodo in cui per essere “figo” bisognava stare in fondo: infondo al bus che ti accompagnava a scuola; nell’ultimo banco e magari attaccato all’angolino; in fondo alla fila per non iniziare prima un esercizio. Un periodo che insegnerà nella prossima fase della vita che è importante essere i primi, è importante mostrare i propri talenti, ma anche i lati deboli che ci spingono nel migliorarci ogni giorno.

Azzarderei con una pasta e tonno o con una pizza. Piatti veloci, sfuggenti e non troppo dispendiosi.

-Per fortuna arriviamo alla terza fase: “Noi piccoli, ma in un corpo da adulti”: in questa fase siamo in un periodo di sperimentazione, stiamo cercando di conoscerci. Scremiamo le persone che non ci fanno proseguire verso i nostri obbiettivi, ci avviciniamo ad ambienti un po’ più simili hai nostri interessi, ci amiamo un po’ di più e ci curiamo delle nostre necessità, un pensiero non banale e che a pensarci forse ci farà un po’ sorridere. Assaporiamo con più attenzione e calma ogni gesto che ci dedichiamo, che sia andare in palestra, sorseggiare un buon cocktail in compagnia di una sorprendente conversazione, ci soffermiamo nel guardare con maggior spensieratezza quei tramonti che illuminano il nostro paesaggio preferito; pronunciamo parole con una luce differente e impariamo a mettere un punto dove fino a quel momento, per mancanza di coraggio, abbiamo messo solo virgole.

Un palato più sofisticato, più curioso ed elaborato: Dei bottoni ripieni, un taglio di carne insolito e con una cottura più lunga e curata, oppure una pavlova o un risotto. Tecnica, innovazione e ricerca del prodotto, penso che siano i giusti ingredienti che raccontano al meglio questa terza fase.

-“Mai troppo adulti”: Un buon bagaglio sulle spalle, quasi troppo ricco, la nostra terza fase è durata molto e forse la nostalgia della semplicità ci avvolge nella nostra pelle un po’ cadente e piena di macchie. Pensieri che ci riportano al passato e che si fermano su una prospettiva futura. Gli anni in cui non abbiamo più le forze di correre, cadere e rialzarci, ma rimaniamo seduti sorseggiando una buona tazza di thè davanti a volti giovani, fremiti nel captare una nuova nozione.

La semplicità di un cioccolatino nascosto dietro i pacchi di pasta, lontano dagli occhi di chi pensa alla nostra buona salute; La ricchezza di quella lasagna cucinata per un occasione importante; il sorriso luminoso della gentilezza di quella pasta al pomodoro fatta con i frutti appena raccolti. Un piatto dedicato al tempo e forse è proprio questo l’insegnamento più importante che dovremmo imparare fin da piccoli: sempre con tanta fretta, non dedichiamo mai le giuste attenzioni a chi merita e ci perdiamo in un bicchier d’acqua. Ci arrendiamo al primo riscontro negativo e non crediamo in un’ulteriore possibilità per paura di farci male nuovamente. Facciamo fatica ad illuminare lo sguardo subito dopo aver raggiunto una meta e ci dimentichiamo troppo in fretta dei momenti felici, delle persone che anche se per poco ci hanno regalato quelle farfalle nello stomaco.

La verità è che vorremmo essere tutti quelle semplici e golose fragole con la panna, ma ci sentiamo un po’ intimoriti da quella lancetta che fa scorrere il tempo e che ci lancia nella vita dei super eroi in carriera con lo sguardo fisso sul polso.

Se ti dovessero chiedere di scegliere un solo piatto da mangiare per tutta la vita, quale sarebbe?

A cura di: Irene Bastante