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  • (Pagina in continuo aggiornamento, per deliziarvi di contenuti esclusivi)

Un concetto astratto quello progettato da Alessandro Ferrada e Iacopo Briano, due soci titolari della BF Gallery. Si esce dalla rumorosa città e si entra in una scatola buia e scura, dove le opere degli artisti ti avvolgono in espressioni interpretative personali. Una finestra illuminata ti catapulta tra i gesti dolci e sicuri dello chef Cannavino e del sous chef Luca Satta, un piacevole racconto fatto di gesti e di poche parole.

La filosofia di Etra viene rispettata da ogni suo ospite con una sorprendente apertura di pensiero. Quando ci si siede al tavolo si libera la mente e si inizia un percorso che va ben oltre i cinque sensi : un ascolto del silenzio amplificato; uno sguardo che percorre il filo conduttore che inizia dall’opera e finisce nel piatto; Sapori concentrati che ti ricordano che sei in Liguria, ma che ogni tanto ti portano a disorientarti in un altro territorio, giocando arrogantemente con le tue “pseudo aspettative”.

Una struttura disposta su due livelli. Il piano superiore è dedicato al commensale che richiede più attenzione e coinvolgimento con il concetto presentato da Etra. Il piano inferiore, dispone di un unico grande tavolo, pensato per numerosi ospiti che preferiscono viversi l’esperienza e confrontarsi sulle sensazioni rilasciate da ogni piatto.

La ricercatezza di alcuni pezzi che compongono la mise en place è affascinante, infatti il cutlary rest non passa inosservato, legno fossile di araucaria proveniente dal Madagascar, risalente al periodo Triassico, quindi, circa 220 milioni di anni fa. Per non parlare delle ceramiche Grès che vengono realizzate macinando e pressando finemente argille selezionate per poi cuocerle a circa 1240 gradi, temperatura alla quale le argille “Grèificano”, da qui il nome “Grès”.

Le opere di Zenierica, essendo cotte ad una temperatura così elevata, possono essere utilizzati per vari scopi, tra i quali l’uso alimentare.

Etra è l’ultima creazione di BF Gallery di Alessandro Ferrada e lacopo Briano, un imprenditore da sempre attivo in campo socioculturale e artistico e un esperto di paleontologia, che sostengono fermamente l'idea di unire in modo coeso il mondo dell'arte e la storia naturale.

Nel 2017 fondano a Bruxelles una moderna camera delle meraviglie una Wunderkammer contemporanea. Dal 2020 la galleria si trasferisce a Genova con Il nome di “Stupendo”, uno spazio dinamico e di dialogo tra gli oggetti tipici della Wunderkammer e le opere d'arte di artisti del calibro di Damien Hirst, Banksy e Artemisia Gentileschi.

Nel 2023, Stupendo si trasforma in un'immersiva esperienza tra arte e cucina.

Nasce così Etra che non è classificabile né come tradizionale ristorante fine dining, ne come una classica galleria d'arte.

Il progetto Etra supera l'idea di uno chef che cucina all’interno di una galleria d'arte o di un semplice ristorante con opere di importanti artisti esposte nelle sale.

Uno spazio che mira ad offrire un 'esperienza innovativa ad un pubblico in cerca di bellezza, creando una sinestesia sensoriale in cui l'arte culinaria si unisce alla contemplazione delle opere esposte.

UN MOMENTO DI SILENZIO, IN UNA CITTÀ CHE FA RUMORE: RISTORANTE ETRA

Genova, una riviera famosa per il suo passaggio continuo. Una città che corre e che non si dedica mai quel momento di spensierata calma seguita da un po’ di silenzio e da un profumo di salsedine. Una città rumorosa dove il traffico via mare e tra le storiche strade genovesi si increspa in un trambusto che sorprendentemente scrive un’identità a questa terra bagnata dal mar tirreno.

Nella Piazza Raffaele de Ferrari dietro le porte di palazzo Doria-De Fornari, troviamo il ristorante Etra, un nome che nasconde nell’anagramma la parola “Arte” (Etra/Arte), raccontando così, la sua duplice natura: non solo un luogo di ospitalità incentrato sulla qualità di un’offerta gastronomica d’autore, ma anche una galleria d’arte, o meglio uno spazio adibito al dialogo tra le due discipline.

Davide Cannavino, Executive chef, l’arte nell’arte, un’artista che danza tra le opere esposte sulle pareti e che da esse prende ispirazione per sprigionare la sua filosofia artistica culinaria.

Le opere affisse sulle pareti hanno una stagionalità di esposizione di sei mesi. L’esposizione di Lorenzo Pugliesi, si inserisce come tappa fondamentale del viaggio che l'artista sta compiendo per far dialogare la propria arte con i capolavori dei maestri del passato. Il dialogo inizia nel 2018 con l'installazione dell'opera il Grande Sacrificio accanto all'Ultima Cena di Leonardo Da Vinci all'interno della Sagrestia del Bramante, nella Basilica di Santa Maria delle Grazie a Milano.

Nel 2021 a Firenze la sua opera: “Crocifissione” viene accolta al fianco del Crocifisso di Santo Spirito di Michelangelo Buonarroti.

Una Crocifissione verrà presentata l'anno successivo alla 59° biennale di Venezia. Nello stesso periodo, evento eccezionale, un autoritratto di Puglisi viene accettato nella celebre collezione della galleria degli Uffizi.

Oggi questo dialogo viene proposto a Genova,dove fino al 18 dicembre le opere Crocifissione e il Grande Sacrificio di Lorenzo Puglisi saranno esposte all'interno della Basilica della Santissima Annunziata del Vastato, così da creare una potente interazione artistica tra passato e presente.

Uni Japanese Restaurant

Sarà il profumo frizzante di Cervia o i prodotti che regala la cara e tanto amata riviera romagnola a farci innamorare dei suoi angoli culinari più esclusivi e curiosi.

Tendiamo a ricercare tradizione e sapori del posto quando viaggiamo, senza lasciarci trasportare da idee differenti e che in qualche modo fuoriescono dalle linee ordinarie, mantenendo freschezza nei prodotti e applicando tecniche imparate in altri paesi ed affinate al rientro, cucendole sul proprio tipo di ideale gastronomico.

A Cervia, sulla passeggiata che costeggia il porto canale (oggi uno dei più attrezzati porti turistici della riviera romagnola), ci lasciamo incuriosire da Uni Japanese Restaurant, un posto che nella sua (quasi) semplicità giapponese, ha tanto da raccontare, perché dietro ad ogni gesto, portata, etichetta e comunicazione, c’è uno studio molto più che approfondito che è in grado di tirar fuori emozioni verbali ed espressive involontariamente sorprendenti.

Quando siedi da Uni, la chiacchiera esplosiva e stupita dei commensali dei tavoli affianco, sovrasta il leggero sottofondo musicale, con note improvvise e che sfiorano l’apice dell’esaltazione: “Dividiamo?”, una domanda così semplice, ma con un significato tanto personale, il voler condividere quel momento di piacere con la persona affianco.; “Oh mio Dio!”, un’espressione che non ha bisogno di una spiegazione e che diventa interessante detta da papille gustative non amanti di una cucina che esce dai loro gusti.; “Questo piatto è illegale!” Che bel termine per descrivere il sentimento che ti estrapola in quel singolo istante una portata.

È proprio vero che l’arte culinaria parla con le sensazioni trasmesse e non descritte vocalmente.

Illuminati dalla luce catturata dalle grandi vetrate, iniziamo un percorso studiato da Marco Costeniero, executive chef possedente un ricco bagaglio culturale che si sviluppa tra il Giappone e il mercato ittico di tsukiji, una conoscenza decennale delle cucina e della cultura giapponese.

Sapori ricchi, freschi e riconoscenti di preparazioni e cotture che sanno uscir fuori sia all’olfatto che al gusto.

Una cucina desiderosa di far abbracciare l’innovazione con una base di tradizione. Il profilo divertente regalato da leggere sfumature che ricordano la cara terra romagnola rende ancor più unica l’esperienza, ammorbidendo il passaggio conoscitivo per i palati un pochino più restii.

Tra la ricchezza di tanta precisione e la lungimiranza dell’oltre, spostiamo per un attimo il focus sulla “Fiducia”, sì perché Uni ha dedicato un piccolo spazio, con soli sei coperti per i suoi ospiti più esigenti, Uni Omakase. Un’esperienza guidata dal maestro Kyomitsu Kabasawa che è in grado di trasportare ogni mente degustatrice nel cuore pulsante del sol levante, con una cucina autentica giapponese e senza contaminazioni di ulteriori filosofie. Un percorso che sollecita l’utilizzo di tutti i sensi: La vista, con movimenti ipnotici dello chef e talmente precisi da sembrare una danza: L’udito, con il suono del coltello che taglia minuziosamente la verdura; L’olfatto, con delicati, ma perseveranti profumi di zuppe ricche di tradizione; Il tatto, con ceramiche che al tocco riescono a riportar, il commensale, secoli indietro tra le fornaci più antiche del Giappone; Il gusto, arricchito dal sapore di ricette complesse nella loro semplicità e che riporteranno l’ospite a comprendere il puro significato della parola “Umami”.

Ricatapultiamoci verso la realtà di Uni, parlando di un dettaglio, che non è solo un dettaglio, è pura libidine. Elena Minguzzi (29 anni), sommelier e custode di circa 600 etichette all’interno dalla loro cantina. Una conoscenza ammirevole dei sakè che è un fermentato, chiamato anche Nihonshu o Seishu, che viene prodotto in Giappone utilizzando riso, acqua, koji (un fungo che serve a trasformare l’amido del riso in zuccheri semplici) e lieviti.

La sua cupidigia nella scelta degli abbinamenti è in grado di disarmarti al primo sorso. Il suo approccio con l’ospite a primo impatto è conoscitivo e e punta ad un abbinamento quasi didattico accompagnando uno château du conig ad un caviale proveniente dalla stessa zona, quindi aree limitrofe e toni non distanti. Il percorso che si svolgerà successivamente è puramente personale e per chi ama farsi avvolgere dalla curiosità, verà travolto da tanta accurata ricercatezza.

Gianmarco Turi, una voce che esprime ferma professionalità, quella smisurata conoscenza sull’approccio cucito appositamente su ogni cliente e una comunicazione che identifica al meglio il carattere dell’idea progettata da Riccardo Massimo Cremonesi.

Riccardo, un sognatore oltre che un ottimo padrone di casa, la sua visione di futuro tocca le note più alte di un progetto che integra al meglio una cultura che ad oggi ha bisogno di un’attenzione maggiore per poter esser apprezzata in tutta la sua essenza.

seta by antonio guida 

Un’equilibrata poesia disegnata con umile genuinità dall’executive chef Antonio Guida.

Situato alle spalle del quadrilatero della moda, posto all’interno di uno degli hotel élite di Milano, Mandarin Oriental Milano. Seta by Antonio Guida (Due Stelle Michelin) ha trovato il giusto modo di farsi spazio tra il lusso e la moda meneghina.

Un Meursault Domaine Michelot annata 2020, per introdurre al meglio un percorso dettato da sorprendenti illusioni, riflessioni complesse e filosofie distaccate dall’apparenza visiva.

Una sala strutturata a ferro di cavallo, con punti di luce naturale che attraversano le vetrate affacciate sul cortile interno (anch’esso uno spazio dedicato unicamente al ristorante), sguardi curiosi di ammirare lo spettacolo culinario che si scorge silenzioso. Movimenti dolci, gentili che accarezzano con grande rispetto le opere definite dallo Chef Guida.

Un design composto da linee e materiali eleganti, sofisticati, impegnativi e dai colori rappresentanti una sfumatura immersiva e senza tempo. Sulla tavola un’ordine pronto a far da cornice ad un’arte sentimentalmente astratta.

Un approccio differente, qui l’atmosfera si vive in solitaria creandosi un’ampolla irreale che racchiude la sensazione emanata da ogni singola portata.

Antonio Guida, un professionista, tanto umile e genuino con un grande talento nel farsi ascoltare tramite il palato. Un perfetto squilibrio di sapori che si sbilancia attraverso una perseverante spinta di un singolo ingrediente. Una tenace ed educata aggressività che ti travolge memorabilmente nella fase finale del boccone, come il racconto di un sentimento troppo difficile da esprimere a voce alta.

Un percorso che naviga tra ideologie astratte e contorte, bilanciate da momenti stabili e disinvolti.

Un servizio impostato, accurato e molto premuroso. Ad accompagnare la carta vino la voce del sommelier Federico Paoella che con orgoglio accudisce le circa 1400 etichette e che con forte caparbietà è in grado di abbinarle al tipo di personalità che siede al tavolo tondeggiante di Seta, seguendo i parametri più gentili e corretti che si possano utilizzare nella ristorazione: ascoltando le parole chiave che esprimono un desiderio o uno stato d’animo pronunciate nell’approccio iniziale al tavolo da parte del commensale; studiando le note dei piatti richiesti e cercando il più possibile di accompagnare i sapori senza stravolgerli; infine, conoscendo la personalità del proprio ospite che si spinge dal carattere più curioso ed azzardato, al più deciso e impostato.

A raccontarci l’anima dei piatti il sorriso emozionato e fiero di Simona Borrelli, un volto giovane e luminoso che è in grado di trasmettere la sana purezza che profuma ogni giorno e in ogni istante il ristorante Seta by Antonio Guida.

“The Sea in its Essentiality”

ristorante la buca


Mi son ricreduta su questa terra, così minerale e leggera, profuma un po’ di salsedine e un po’ di natura.

Sulla passeggiata che scorre sul porto canale di Cesenatico, troviamo lo storico ristorante stellato La Buca (una stella Michelin nel 2013).
Un elegante contesto in stile minimal con grandi vetrate che catturano la luce e la espandono in tutta la sala. Le lunghe tovaglie bianche sembrano tele pronte ad esser dipinte dalle mani del executive Chef Matteo Tonin e dalla sua brigata, con piatti creati tra i profumi delle onde del mare.
Una cucina curiosa e ricca di ricerca con giochi di consistenze, temperature e contrasti che spingono all’esaltazione della freschezza del prodotto.
Sorprendente accompagnamento di calici, con perfette note accordanti con le opere proposte dalla cucina. Il sommelier Mauro Donatiello sfoggia con ammirevole maestria, intransigenti etichette accompagnate da un’accattivante presentazione che ti fa assaporare con gentile insidia ogni sorso.
Si apre il sipario della cucina a vista per godere di un piacevole spettacolo che danza di paripasso con la sala.
I Colori neutri dell’arredo accompagnano l’esplosione donata dei piatti e dei calici che fluttuano leggeri tra i tavoli della buca.

P.S.: il “Sottobosco” è un piatto da dover assaggiare.

A flat empty, a full cup.

cucine nervi 


Un’esperienza di tutto punto!
Seduti allo chef’s table di Cucine Nervi , dove ci si lascia trasportare da una brigata in azione che volteggia leggera tra i fornelli ascoltando le istruzioni dell’executive Chef Stefano Battaini.
Lo Chef progetta in questa cucina la sua arte da tre anni emmezzo affiancato dal suo Sous Chef Paolo Oberti e da altre otto mani attente al minimo dettaglio.
Soddisfare lo spettacolo di 12 ospiti ammaliati da tanta delicatezza non è mai facile!
Cucine nervi nasce nel 2018 delle Cantine Nervi a Gattinara, Roberto Conterno, vignaiolo al timone dell'azienda Giacomo Conterno produttore di Barolo nelle Langhe investe sull'alto Piemonte.
Gattinara con le sue colline e i suoi vigneti costruendo un luogo in cui è un piacere perdersi.
A riempire i sorsi dei commensali il sommelier Igor Dalì che cura con occhio attento le sue 450 etichette circa. Annate ricercate, note persistenti e poetiche e poi possiamo confermare che il Conterno è pur sempre il Conterno.
Ad addolcire questa forte brigata, la dolce professionalità di Lucia Enterpe, una paziente voce morbida che rende ancor più piacevole il percorso.
Un design che si racconta con linee eleganti e sinuose, materiali che si abbracciano perfettamente creando un ambiente unico, raffinato che crea il perfetto connubio tra fine dining, buon vino e il legame con territorio.

Ammaliata da tanta sincera sinuosità, qualità e professionalità.

A culinary character that makes you daydream.

verso

Al civico 21, in piazza Duomo a Milano, all’interno della prestigiosa e storica galleria Vittorio Emanuele II, i fratelli Mario e Remo Capitaneo aprono il sipario per godere dello spettacolo di Verso Restaurant.
Il loro curriculum, di certo, vanta i nomi delle cucine più rinomante e sicuramente la loro non sarà da meno. Dopo anni di istruzione da parte dei più grandi chef, tecniche innovative, ricerca e affinamento del gusto, le aspettative son molto alte. I due executive chef insieme alla loro brigata, infatti, quest’ultime le hanno superate di gran lunga.
Gli spazi dell’ex enoteca Duomo 21, sono stati completamente stravolti da uno stile moderno e di grande effetto, dove lo chef’s table e i fornelli a vista fanno da protagonisti, occupando (quasi) l’intero spazio. Materiali, rifiniture e arredi creano un atmosfera di elegante confort a casa Capitaneo.
Il servizio gestito da Marco Matta è fine e professionale, ma il suo tocco di personalità è l’eccellenza che stravolge l’intera esperienza. Il suo modo di fiancheggiare la cucina intrattenendo gli ospiti con leggerezza e nonchalance contribuisce allo spettacolo di Verso.
Ad accompagnare il servizio, Vittoria una figura delicata che con la sua grazia esprime forte professionalità.
Il percorso proposto identifica il carattere deciso e determinato dei due fratelli che con forte caparbietà firmano ogni portata rendendola memorabile.
Il loro elemento principale è il Carbone utilizzato come fonte per veicolare una cottura come cottura primordiale.
Ad accompagnare la degustazione, la cantina dei vini che conta circa 450 etichette, per lo più francesi, scelte accuratamente per supportare ogni portata con grande audacia.
Una ristorazione che viaggia verso nuovi orizzonti e obbiettivi cercando di unire l’informale a una cucina che possa estasiare il proprio ospite.

I fall head over heels in love with the details.

magnolia

Immersi nel verde delle colline di Longiano (FC), ci troviamo nel raffinato angolo floreale del Relais Villa Margherita, una villa di origini settecentesche trasformata in un elegante dimora.
All’interno di essa brillano le due stelle Michelin (2007 e 2017) del ristorante Magnolia che porta la firma di Alberto Faccani.
L’ammirevole paesaggio si scorge fin dal vialetto che segue fino alla zona del giardino dove poter godere di un buon calice di champagne con vista paradisiaca.
La sala principale contornata da grandi vetrate crea un atmosfera longeva e continuativa, immergendo il commensale, nuovamente, nel quadro intimo e naturale romagnolo.
Un minuzioso ordine domina il design della sala, con tavoli rotondi e sedie rivolte verso il paesaggio. Una mise en place minimal fa da sfondo a colorate portate e dona spazio per innumerevoli calici che fan giustizia a una cantina contenente circa 500 etichette delle migliori annate.
La curiosità si annega principalmente tra la storia di queste mura. Andrea Fiorini, sommelier da dieci anni del ristorante Magnolia, racconta fiero le origini del primo proprietario di questa casa privata. Un protagonista della politica degli anni 70’/80’, grande amante del famigerato Krug.
La scelta degli abbinamenti, infatti, è affidabilmente lasciata nelle sue mani che con grande passione e amore presta la sua voce ad affascinanti bottiglie che accompagnano impeccabilmente i gusti decisi e stravaganti delle portate.
Abile dimestichezza si spazia al di là della parete che divide la sala dalla cucina. Una brigata comandata dalla brillante mente dell’executive chef Alberto Faccani e sorprendentemente affiancata dal sous chef Marco Garattoni.
Un menu à la carte, per gli ospiti che non amano soffermarsi troppo a lungo. Per chi desidera farsi travolgere dallo spirito irrefrenabile della cucina, lo chef propone due percorsi: Magnolia e I Classici.
Un’esperienza che va oltre il gusto, dilungandosi in un buon impatto visivo.
Colore, innovazione, contrasti di sapori che giocano a lasciarsi e a riprendersi tra una portata e l’altra.
Un servizio sfuggente e ordinario probabilmente voluto per lasciar spazio alla conviviale chiacchiera con il sommelier.

dalla gioconda

Embracing values ​​and sustainability.

Nel punto più alto di Gabicce Monte, dove lo sguardo si poggia tra l’azzurro del cielo che si infonde nel mar Adriatico, assaporiamo una piacevole degustazione al tavolo d’oro Della Gioconda.
Una struttura che ha tanto da raccontare, dalle fondamenta che si appoggiano tra la cinta muraria del castello fino alle pareti di una vecchia casa storica.
Cinque anni fa questa meraviglia fu presa in mano dai due proprietari, Stefano Bizzarri e Allegra Tirotti Romanoff, in seguito nel 2021 fu completamente rinnovata, trasformandola in vera e propria magia.
La mano artistica di Allegra (ex designer di Etro), si rispecchia, infatti, in tutti gli ambienti.
Uno stile freak-minimalista che rispetta il concetto di sostenibilità in tutti i suoi aspetti, con la certificazione “Plastic Free”.
Una mise en place dotata di una semplice tovaglietta in legno ed accessoriata con cristalli e ceramiche di pregio, marchiati con il logo simbolo del ristorante.
Lo stile degli anni d’oro della riviera romagnola si ripresenta con una variante più contemporanea anche nelle proposte del executive chef abruzzese Davide Di Fabio, che vanta una carriera di ben quattordici anni fianco a fianco dello chef Massimo Bottura.
La sua cucina esprime leggerezza, con tecniche sofisticate ed innovative che sanno stupire ad ogni assaggio. Una mano fine, cristallina, ma nello stesso tempo con un forte carattere deciso e volto alla sperimentazione del apprezzamento di diversi palati.
Un servizio fresco e giovane, ben integrato nel mood predisposto dalle due menti creative.
Mary Calabrese, 19 anni, abruzzese (come lo chef) tinteggia il suo servizio con un dolce tono sicuro ed orgoglioso di presentare il percorso a noi dedicato. Sguardo furbo e attento nel riservate la massima attenzione ad ogni dettaglio.
Ad accompagnare la degustazione con curiose etichette, Nicolas Bratti immensamente innamorato della sua carta vini tanto quanto della sua meravigliosa cantina contenente 1400 etichette.
Ecco, la cantina, la forte emozione che si cela dietro quelle porte a scomparsa, tra quelle 12000 bottiglie esposte come se fossero in una meravigliosa boutiquè, l’eleganza di quel tavolo in litchi indonesiano che trasmette un anima tutta sua all’interno di questo ambiente così rocambolesco.
Il giardino esterno si avvolge su se stesso creando una spirale di profumi e colori travolgenti.
Creatività, leggerezza e forte attaccamento alla sostenibilità, sono gli elementi che compongono Dalla Gioconda.

Ostinati

A pochi passi dal centro di Verona, incontriamo Ostinati, un locale molto rinnovato in città!

L'area si suddivide in LoungeBar e ristorante.

La struttura è moderna ed accuratamente ordinata.

I colori utilizzati per l'arredamento e la mise en place, sono neutri e trasmettono sicurezza e tranquillità.

Il servizio è coinvolgente e molto professionale, la cura per il cliente è al primo posto.

La qualità si sente in tutti i prodotti e la carta dei vini è infinita e ben fornita. 

Passando da Verona è una tappa fissa per un aperitivo o un buon pasto! 

Ristorante panEVO

Davanti alla maestosità del westin Palace Milano, ci si ritrova in un attimo avvolti nella elegante e confortevole hall dell'hotel cinque stelle.

The Westin Palace, è un iconico punto di incontro per i milanesi e i viaggiatori, recentemente rinnovato dopo un progetto di restyling delle aree comuni e degli spazi meeting. Inserita nel dinamico quartiere di Porta Nuova, la struttura riflette l'animo cosmopolita della città.

All'interno troviamo il noto ristorante panEVO, con alla guida il suo Exclusive chef Moris La Grecia.

Una cucina dai sapori italiani, che unisce tradizione e innovazione.

Si nota la sensibilità nella scelta di abbinamenti così azzardati ma perfettamente in sintonia tra loro.

Le proposte richiamano tutte prodotti di stagione e con una qualità eccellente.

La cura nella presentazione delle portate è semplice e armoniosa. Invita a degustare il piatto con maggiore intensità.

L'accoglienza e il servizio sono impeccabili, facendo, così, emergere il rispetto nei confronti delle esigenze del cliente, attenzioni ben gradite e disponibilità nella scelta dei piatti e del l'abbinamento con il vino.

Il ristorante si presenta con un piccolo salotto all'entrata. I tavoli sono posizionati in tutta la lunghezza della location, creando ordine e continuità.

Nella stagione estiva si aprono le porte alla terrazza, con un servizio dalla colazione alla cena con la migliore vista sulla splendida Milano!

una finestra sul lago

Una finestra sul lago. Un nome semplice che evoca l’immagine poetica di una loggia illuminata da un cielo ricamato di stelle.
La location si presenta come una vera e propria finestra immersa nel verde, la luminosità naturale regna durante il giorno e le graziose luci soffuse creano un ambiente gradevole nel corso della serata. La vista è così incantevole ed avvolgente, che è impossibile non perdersi all'interno di essa.
Tranquillità e silenzio sono le due note principali di questa esperienza, ma che talvolta vengono a tratti disturbate da un po' di musica che rompe l'ordine che si era inizialmente ricreato.
Il personale di sala è molto preparato e tende a coinvolgerti nella scelta delle portate e nell'abbinamento con il vino.
Un buon contrasto tra cordialità e spigliatezza.
La loro storia è iniziata cinque anni fa con un idea condivisa tra amici e fratelli: GlaucoNoseda, Jacopo Martignoni, Nathan Martignoni.
Una Finestra sul Lago propone una cucina dall’impronta mediterranea, di stampo classico con impiattamento gourmet.
Gli ingredienti sono di altissima qualità a chilometro zero e seguono le stagioni, per questo motivo il menù può variare spesso.
Qualche piccolissima attenzione si perde via, ma quando ricerchi la perfezione noti anche il più piccolo dettaglio.
Questo ristorante ha delle ottime basi per poter raggiungere l'apice del successo, grazie alla meticolosità dei proprietari e dell'intero staff che si occupano ogni giorno di trovare l'idea giusta per potersi migliorare.
Ogni anno vengono fatti lavori di manutenzione e ristrutturazione per garantire agli ospiti una location esclusiva.

Como regala sempre un po' di magia.
Il gioco di specchi del lago, le scie delle barche a motore, le case a strapiombo sul margine... Sono di una particolare eleganza.
Questo panorama, con un buon calice di Derthona e la compagnia giusta è la soluzione perfetta per gli amanti della tranquillità.

Curiosità e ricerca sono i due valori che caratterizzano Una finestra sul lago .

KITCHEN RESTAURANT

Kitchen é uno degli orgogli della ristorazione comasca.
La sua esclusività è molto nota tra le stelle italiane: 1 stella Guida MICHELIN Italia 2023; 2 forchette ( 82/100 ) - Guida Ristoranti d'Italia, Gambero Rosso 2023;
1 cappello - Ristoranti e Vini d'Italia de L'Espresso 2022; Tripadvisor Traveller's Choice 2022.
La location, posta in un parco privato nel cuore di como è ben valorizzata sia dalla cornice esterna che dall'intera brigata.
Il suo Stile è classico, ma ha quella modernità che rende l'insieme molto fresco e attuale.
Il design è studiato appositamente per rappresentare la vera essenza di Kitchen. La cromia di colori è avvolgente e familiare.
Un piccolo vanto ricreato dallo chef è l'orto biodinamico, posto all'interno del parco, dove gli ospiti sono invitati a deliziare un buon bicchiere di vino immersi tra "Le luci del kitchen".
La cucina è guidata dall'exclusive chef Andrea Casali che propone dei piatti contemporanei uniti al gusto della tradizione.
La punta di diamante è sicuramente il servizio! Ammirevole la precisione nel descrivere i piatti proposti per l'esperienza scelta.
La giovane brigata di sala è capace di far sentire qualsiasi tipo di clientela a proprio agio, grazie alla sua accurata organizzazione e ad una audace professionalità!

Il buon servizio è determinato sopratutto dall'eccellente cura nel dettaglio. L'utilizzo del guanto bianco per il cambio del bicchiere e delle posate è un gesto che ad oggi fa la differenza!


Un piacevole occhio di riguardo per la sommelier. La presentazione della sua carta dei vini è strabiliante.
Si nota la qualità della ricerca delle cantine, dalle più piccole a quelle più importanti.
Questa scelta è in grado di coccolare tutti gli sfizi del commensale, da quello più intransigente a quello più curioso.
La presenza dello chef in sala è un'ottima conclusione che conferma l'eccellenza dell'esperienza da Kitchen !

il mercato centrale di milano

Dentro la Stazione Centrale, nel cuore della città che è il cuore della moda, del design, dell’inclusione. 
Qui nasce il Mercato Centrale Milano.
Per sua natura la stazione accoglie, saluta, guarda passare. È cornice e contorno di ricordi e memorie, partenze e arrivi. È luogo del tempo. Gli spazi delle Ferrovie dello Stato si sono trasformati nel contenitore di una storia, di un’idea creativa che fa della memoria il suo centro.
Due piani, 32 botteghe, un laboratorio radiofonico, uno spazio per gli incontri.
Uno spazio dimenticato, con un potenziale altissimo.
Nel concept creativo il cibo c’è ed è protagonista. Ma non è mai presentato come prodotto finito, statico. Le bontà degli artigiani sono raccontate con le loro sfaccettature, nei loro tratti umani, unici.
L’ispirazione creativa è quella della grafica e dell’arte concreta, basata sulla realizzazione e sull’oggettivazione delle intuizioni.
La voce degli artigiani, che in coro sono la voce del Mercato. Una voce che è personalità, valori, emozioni, unicità.
Voci che con intensità diverse parlano, urlano, sussurrano e ridono. Voci che si sommano, stratificano, ripetono.
Dai manifesti alle frasi sulle pareti, dagli interventi artistici alla personalizzazione delle botteghe: ogni elemento di allestimento è stato realizzato on site con la direzione creativa di almagreal.

Le pareti del Mercato Centrale Milano diventano libri da sfogliare, in un viaggio che rintraccia il vissuto, le memorie, i segni, i simboli che nel corso degli anni appartengono a un luogo.
Gli artigiani, protagonisti del mercato, abitano lo spazio come in una galleria d’arte. Sono ritratti nelle loro imperfezioni peculiari, con tratti sempre diversi e sempre unici. Sono volti sì, ma sono caratterizzati da un insieme di segni, colori, illustrazioni, foto, parole. Questa somma di elementi è la cifra stilistica di ogni artigiano e del suo spazio. Elementi che si compongono, sommano, si sottraggono e mixano tra di loro.

campamac

“In un buon ristorante, il miglior biglietto da visita é: l’ordine e la pulizia della cucina e del bagno.”

- Maurilio Garola

Nel cuore delle Langhe, a Barbaresco, nasce Campamac .
Questa location ci tiene particolarmente a farsi chiamare “osteria” e non “ristorante”, perché le osterie sono dei posti dove si mangia una cucina genuina, fatta con materie prime per lo più locali, una forte attenzione alla semplicità e alla tradizione dei piatti.
Il suo nome “campamac” deriva da una parola del dialetto piemontese che significa “mettine ancora, dacci dentro”. Ed é il motto che utilizza da sempre Maurilio Garola per dare la carica alla sua brigata.
L’executive chef Garola, già famoso da più di vent’anni per lo stellato “ La Ciau del Tornavento”, che si elogia tra i migliori ristoranti d’Italia per la sua famigerata cantina, contando al suo interno circa 1800 etichette, per un totale che si aggira a più di 65000 bottiglie.
Il suo concetto di osteria gourmet, si basa sulla semplicità e sul rispetto sia del prodotto che degli ambienti che andranno ad ospitare un cliente curioso, amante del buon gusto e al quanto sofisticato.
La location era un ex osteria-enoteca, con qualche accorgimento é stata rimessa a nuovo, senza toccare troppo la vecchia struttura.
Gli spazi sono ben sfruttati e sono suddivisi con un’ottima strategia che concede al commensale un piccolo tour prima di sedersi al tavolo.

La cucina posizionata all’ingresso permette un vero e proprio contatto con lo chef che con il suo immenso amore si permette di dare qualche consiglio all’inizio dell’esperienza e di ascoltare i pareri alla fine del percorso.
La brigata di sala per quanto molto cortese, si perde un po’ via, ma probabilmente fa parte dell’impronta meno impostata che si vuole dare all’attività.
La lunga tempistica tra una portata e l’altra concede, sicuramente, l’assaggio di un nuovo calice!

Tra l’eccellenza dei plin, l’audacia di quel barbaresco e l’ospitalità di Maurilio. Ogni accorgimento che non gradivo inizialmente si é trasformato in una caratteristica esclusiva del Campamac!

ristorante olio


Ristorante Olio é un avventura che regala numerose emozioni,dalla gastronomia alle passioni che rappresentano al meglio il proprietario.

Inserendosi nel contesto architettonico di The Box, un vero contenitore di passioni.The Box è un progetto controcorrente, nato per esprimere l’amore per la bellezza e le passioni dei suoi creatori. La natura a portata di mano, l’esperienza gastronomica, gli eventi e le vetture d’epoca sono gli elementi che lo compongono e danno vita a un’immersione completa nell’eccellenza italiana. Olio si trova al piano terra di The Box e si sviluppa su una superficie di circa 800 mq e conta 160 posti a sedere suddivisi in diversi ambienti comunicanti. Una sala ristorante, un bistrot, un lounge bar, un dehors e una terrazza.
La sua grandezza predilige il pregio del poter accogliere molti ospiti assieme garantendo una lista d’attesa più breve; il suo difetto è il brusio che rovina l’eccellenza di una buona atmosfera. Questo punto a sfavore non intercede nell’attenzione verso il cliente che è valorizzato grazie alla professionalità della giovane brigata di sala.
Qualche piccolo appunto per perfezionare il servizio é stato fatto notare durante l’esperienza.
La carta dei vini é in grado di soddisfare le esigenze di tutti. Dal vino più ricercato alla cantina più rinomata.

Il menù creato dallo chef Andrea Marinelli esalta il pesce sempre fresco di giornata e le verdure dell’orto. Il team in cucina è dinamico e armonioso e trasmette queste due caratteristiche nella presentazione dei piatti che racchiudono creatività e ricerca in maniera semplice ed accattivante.
La location unica e di grande impatto regala in oltre una visita alla collezione delle macchine d’epoca e di giorno anche alla struttura esterna.

La disponibilità e la cura nell’esaltare ogni piccolo dettaglio della location,sono gli elementi che caratterizzano la forte personalità di Ristorante Olio .

trattoria Contemporanea 

Ci troviamo a Lomazzo sud, in provincia di Como, in un vecchio cotonificio del 1800 che è stato riabilitato completamente da tre soci (fabbrica campos) , creando così uno spazio di co-working aperto tutti i giorni!
La punta di diamante di tutto questo progetto è data dalla giovane e preziosa presenza dello chef Davide Marzullo, che insieme alla sua brigata ha realizzato un ristorante fresco e innovativo.
Questo riconoscimento è stato notato in soli 365 giorni dall'apertura anche dalla guida Michelin, premiando così, Trattoria Contemporanea con la prima stella nel novembre 2022.
Lo staff in sala ti accoglie con energia ed entusiasmo.
Si nota l'attenta ricerca al dettaglio e la valorizzazione delle materie prime, anche le più povere.
Davide si prede cura di selezionare produttori piccoli con una qualità eccellente.
Le varie degustazioni proposte sono al quanto invitanti e appetitose, ma a stimolare maggiormente la curiosità è sicuramente il menù a mano libera, che invita ad interpretare nel migliore dei modi la sensibilità dello chef nei confronti della sua cucina.
L'intera brigata è stata in grado di trasmettere tutta la sua passione, facendo immergere il cliente nel loro piccolo mondo, grazie: al contatto diretto in sala; all'approccio differente a seconda del tipo di personalità che si ha di fronte e ad un po' di spigliatezza nel momento giusto.
L'intera location è stata realizzata da artigiani che hanno ricreato in maniera impeccabile la personalità estroversa del padrone di casa.
L'equilibrio perfetto tra l'eccentrico e il minimal, accompagna la linea di tutto il ristorante, dall'arredo al packaging del prodotto.


Amore, coraggio e dedizione, questi sono i fondamentali ingredienti che caratterizzano l'audacia di Trattoria Contemporanea.

tipiko restaurant

Tipiko, un ristorante localizzato a Castel Rozzone in provincia di Bergamo.
Il 13 settembre 2022 apre un posto esplosivo, frizzante e con una forte passione per il cliente.
Il design della location é minimal, curato e travolgente, i suoi colori neutri creano un ambiente nitido e lineare donando continuità tra i vari spazi.
Questa idea é stata creata appositamente per Tipiko da Massimo Bertola un noto designer d’interni nel bergamasco!
Il bancone all’ingresso permette di accogliere al meglio i clienti sia per un aperitivo di benvenuto, che per due chiacchiere a fine percorso. La cucina é posizionata in un punto riservato e non invasivo. Una piccola cantina dei vini che conta all’incirca 118 etichette incornicia la presentazione dell’ingresso del ristorante.
Gli spazi sono illuminati durante il giorno da queste grandi finestre che si affacciano sul cortile esterno, mentre, il camino riscalda l’atmosfera serale.
La scelta di un grande menù e di una mise en Palace che non segue le regole del bon ton, scioglie la freddezza che si ritrova in un locale “composto”.
Il servizio é dinamico ed esplosivo, la professionalità segue per tutta l’esperienza, é notevole il modo in cui riescono a captare il trattamento che desidera il cliente, da quello più riservato a quello più espansivo.
La loro filosofia, infatti, si aggira attorno al desiderio di far sentire a proprio agio il commensale.
L’esperienza é valorizzata da tutta la ricerca che c’è dietro ad un menù genuino, con prodotti di stagione che con semplicità e delicatezza deliziano i palati più fini, infatti, si può scegliere un percorso libero o accompagnato.
La mano dell’executive chef é la punta di diamante di un ristorante che sa farsi notare!
La proposta del pranzo é leggera ed adatta a un pasto di lavoro veloce e “senza pensieri”.

La bellezza della location, il giovane carisma dell’intera brigata e quel tocco impressionante della cucina sono l’emblema di un ristorante che sa come farsi riconoscere!

ribelle & racasse

Ci troviamo nel locale Ribelle e Racasse, in una corte molto intima e lontana dal caos, nonostante l’eccellente posizione centrale.
Aperto nell'estate del 2020, nel bel mezzo della pandemia, è il regno di Roberto Nisoli e Ruggero Delzotti, uno appassionato di birra artigianale (e di motori), l'altro di vini naturali.
Da qui il nome, piuttosto singolare, scelto per il locale: Ribelle e Rascasse, ossia un vino naturale e una curva del circuito di Montecarlo.
La location é arredata in stile moderno, ma non minimal. I suoi colori neutri e caldi donano una sensazione di relax e confort.
Ogni elemento é studiato e posizionato correttamente. La cura nel dettaglio é notevole.
Un ottimo servizio, pronto ad accogliere e a far vivere una buona esperienza ad ogni cliente. Innamorati dei loro prodotti e delle loro proposte che vengono presentate ed elogiate con il giusto amore.
Una superba professionalità, accompagnata da una fine gentilezza ben gradita.
II Ribelle e Rascasse è un posto che sa essere molte cose: un locale da aperitivo, un cocktail bar e, soprattutto, un ristorante molto interessante. La cucina non cerca di inventare niente ma tutto quello che prepara lo cura in ogni singolo dettaglio.

Un posto giusto, nel momento giusto e in qualsiasi occasione!

acqua restaurant

Acqua Restaurant ti immerge in un’esperienza sensoriale che ti riporta in ogni aspetto all’elemento naturale che fà da protagonista, “l’acqua”.
Questo ristorante, nato nel giugno del 2021 e situato a Olgiate Olona (VA), preserva la cura e l’attenzione in ogni dettaglio, un aspetto che definirei ammirevole e sopraffine.
Per Andrea e Davide, i due padroni di casa, acqua é il loro orgoglio e questo si nota dalla forte presenza in sala e dall’attenzione nel voler trasmettere le stesse emozioni che provano loro, entrando così, in sintonia con i loro ospiti.
Un giovane volto che é in grado di mantenere un buon equilibrio tra sale e cucina é sicuramente Sara, che con la sua voglia di crescere é capace di valorizzare ogni momento con un sorriso e con la parola giusta!
La cucina sa esaltare tutta la freschezza dei prodotti con contrasti da un sapore stravagante e ricercato.
Tra delle ottime portate a base di pesce, arriva un fuori menù la Moleca fritta,un granchio veneziano che non si trova in tutte le stagioni. L’originalità nel portare in tavola un piatto così raro e difficilmente conosciuto é un ricordo che ti riporta istintivamente nel luogo in cui lo hai assaggiato la prima volta.
Quando si siede al tavolo di un ristorante, si vuole conoscere la personalità di ogni membro che compone la brigata della cucina, attraverso le varie portate. Forse questo elemento viene sfumato un po’. Risaltarlo con il giusto carattere darebbe l’importanza che merita quella parte di ristorante che tutti elogiano, ma che in pochi vedono!
Eccezionale la carta dei vini che conta all’incirca 1200 etichette con provenienza da cantine situate in Italia, Francia, Spagna, Stati Uniti, Australia, Nuova Zelanda e Israele per citarne solo alcune.
La ricerca e l’attenzione nella selezione di tutte le bottiglie sono frutto di una grande passione per il vino.

La location riserva tanti elementi che riconducono all’acqua. Ombre, luci, colori e atmosfere che cambiano durante il corso dell’esperienza.
Il design degli interni é stato studiato esclusivamente per Acqua, infatti i materiali utilizzati richiamano uno stile moderno, lineare e dai colori richiamanti il tema scelto.
Ritroviamo la stessa nitidezza nella mise en place che con ordine ci accompagna fino al termine della nostra avventura.

Un elegante tenacia definisce il forte carattere di acqua.

The enthusiasm of those who look at everything with curiosity, amazement and great passion, as children can do.

ristorante nin



Una recente apertura del 6 aprile 2023, quella del ristorante Nin di Terry Giacomello .
Situato a Brenzone sul Garda, all’interno dell’hotel 4 stelle Belfiore Park.
Un contesto diverso dal solito, forse dovuto da due clientele differenti, quella che si vuole rilassare nelle piscine dell’hotel e quella più esigente che si vuole vivere una piacevole esperienza culinaria.
L’area del Nin si presenta con un piacevole ingresso dedicato al lounge bar, in seguito ci si introduce all’interno della sala dedicata al ristorante. Colori freschi e neutri che risaltano la meravigliosa vista sul lago di Garda. Materiali semplici e leggeri sia nell’arredo che nella mise en place che fungono da sfondo per delle portate colorate e simbolicamente importanti.
Il nome “Nin” si ispira proprio al significato in friulano di “bambino-ragazzo”, infatti lo chef Terry Giacomello (di origine friulane), ama definissi un bambino curioso di sperimentare e ricercare combinazioni di sapori stravaganti e tecniche differenti.
Con immensa sorpresa degustiamo una cucina nuova, ma allacciata a ricordi legati al percorso professionale dello chef.
Ad accompagnare la degustazione una brigata giovane e determinata. La professionalità e il sorriso di Arianna Veneri (21 anni) e la frizzante capacità nell’abbinamento dei vini con il Sommelier Giovanni Boscaro (25 anni), hanno accompagnato con forte caparbietà l’intera degustazione, lasciando un piacevole e fresco ricordo.

Il ritorno sulla scena di un sempre pimpante Terry non può che essere di grande stimolo e fiducia per il futuro.

xerta restaurant

Xerta restaurant si trova al piano terra del noto hotel cinque stelle Ohla Eixample di Barcellona.
L’apertura in città risale al 2016 con la meritevole premiazione da parte della guida Michelin nel 2019 (una stella Michelin)!
Le porte si aprono sulla hall, che predispone tavoli e divani per potersi rilassare con un buon drink, infatti, protagonista di questo spazio é proprio l’isola bar, posizionata centralmente e leggermente rialzata.
Addentrandoci nella sala dedicata al ristorante troviamo un design fresco e minimal, con un elegante cucina a vista e grandi vetrate che permettono una visuale sul giardino verticale garantendo una luce naturale che non stanca la vista.
Una mise en place semplice e di qualità.
La proposta della cucina con a capo Fran López, si espande tra quattro tipologie di degustazioni, con l’aggiunta del menù alla carta. Piatti elaborati con i migliori prodotti del Delta dell'Ebro e con un freschissimo pesce proveniente dal mercato locale.
La carta dei vini conta 450 etichette ed é ispirata principalmente a cantine locali con qualche bottiglia rinomata per i commensali più esigenti.
In tutto il percorso si nota ricercatezza e desiderio nel voler trasmettere la loro idea culinaria: semplice e legata al territorio, ma con con una sfumatura contemporanea.
Un servizio attento, divertente e pronto a servire ospiti provenienti da tutto il mondo.

Xerta restaurant é dinamicità e personalità!

suigeneris 

Suigeneris é un sogno che vede realizzarsi lo chef, nonché titolare Alfio Nicolosi.
Una recentissima apertura del Febbraio 2023 a Saronno (VA).
Questo ristorante riserva il forte desiderio di manifestare le sue idee basate sul passato richiamando la condivisione e la convivialità e proiettandole sul futuro, rimanendo su una linea minimalista.
La degustazione, infatti, si suddivide in tre atti che suscitano un viaggio sensoriale che si equilibria tra la quiete e il buon gusto.
Un servizio eccellente e preparato, predisposto ad ospitare pochi commensali per garantire un’esperienza qualitativa soddisfacente.
Uno staff giovane, attento e con un solo obiettivo: farsi notare.
Il design degli interni é stato creato da Kistudio, sotto le idee del team di sui generis.
La suddivisione degli spazi ricrea un’adeguata continuità tra sala e cucina a vista.
Una mise en place di tutto rispetto completa la tavola, riservando delle piccole coccole che valorizzano gli elementi prescelti.
La carta dei vini si adegua alle proposte della cucina con etichette non indifferenti e di buone annate.
In tutta l’esperienza seguono vari menù, quali: la carta dell’acqua; dell’aperitivo; dei vini; del percorso degustativo e per concludere, del caffè, the e distillati.


Uno spettacolo che evoca emozioni passate proiettate nel futuro.

bros’

Tra le mura della storica città di Lecce nasce nel 2016 Bros’ , un ristorante diretto dalle giovani idee di Floriano Pellegrino e Isabella Potì.
Un innovazione stravolgente in una città che conserva e custodisce importanti e vecchi ricordi, questa ondata di acqua fresca é stata vista abbastanza bene e non infastidisce, anzi rende onore a Lecce portando a casa una stella Michelin nel 2018.
Il ristorante si presenta esternamente conservatore della tradizione ed internamente si suddivide in due sale, rispettando le vecchie mura leccesi e dando un tocco “bros’” con un arredamento minimal, fresco ed essenziale. Questa semplicità è una buona base per il carattere forte della mise en place studiata da Vincenzo Del Monaco per tutte le ceramiche con una divertente alternanza di piatti realizzati con la stampante in 3D (con prodotti bio per la salvaguardia dell’ambiente) raccontando, così, al meglio la portata proposta.
Ci sono due degustazioni: una da 20 passi e la seconda da 25 passi, entrambe con la possibilità di vari abbinamenti con cantine locali (produzioni anche biologiche e biodinamiche) o etichette più rinomate.
Sapori che si estremizzano tra loro, ma che toccano con delicatezza la tradizione di questa terra.
Il loro punto di forza è la lavorazione di materie prime stagionali riviste in tutto il loro ciclo vitale.
L’atmosfera è guidata da un sottofondo che accompagna ogni portata.
Un servizio gentile e preparato sulla spiegazione dei piatti, ma senza il carattere determinato e forte che ci si aspetta da questo ristorante. L’idea che ci si fa di Bros’ è di una giovane tenacia unita ad una manciata di perseveranza.

Tra gli ultimi passi, l’esperienza si sposta in laboratorio con la guida di Yuri che tra qualche racconto prepara al momento il raviolo con lo zucchero filato pressato e un ripieno di ananas.
Ci sono un paio di piccole attenzioni che rendono unico questo ristorante: il menù presentato in dialetto leccese, con annesse le firme dell’intera brigata e la foto della “limonata” finale!

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