“TI CI DEVO PORTARE” (evento autem per i.b.e.)
Autem. Un posticino curioso, dove è facile innamorarsi dell’animo toscano del caro e folle Executive Chef Luca Natalini.
“Ti ci devo portare”, una frase così semplice che racconta un pensiero ed un’attenzione sorprendentemente romantica. Ed è proprio questo lo spirito che traspare in tutto il nostro percorso.
Autem in latino indica una congiunzione, che in alcuni casi significa: “ancora” oppure “inoltre”.
Un concetto che viene ripreso figurativamente anche dal simbolo dell’asterisco su logo: l’urgenza di comunicare qualcosa che ancora non è stato detto, una congiunzione tra opposti che ancora non si è espressa.
Il 20 aprile, quattro menti intrepidamente ricche di curiosità, diedero voce all’esperienza da Autem.
Le due parole chiave che identificano il percorso, sono: esplosione e cultura.
Analizziamo i due termini. Esplosione: questa parola la possiamo declinare su diversi fronti, come: l’anima dello Chef, così fiera ed elegante, ricca di orgoglio nel volersi raccontare a parole e con i suoi silenti deliziosi piatti. Esatto, avete inteso bene, il percorso degustativo presentato, racconta silenziosamente le avventure di Natalini, i suoi viaggi e le conoscenze intercorsse lungo tutto il suo percorso.
Un’esplosione di profumi e di sapori, un prodotto fresco che viene esaltato con preparazioni studiate accuratamente.
Un’energia Esplosiva cresce con il tintinnio delle ceramiche e dei cristalli adagiati sul tavolo, divulgandosi tra il palato e la mente. Forse, il termine “tintinnio” è errato, perché Autem vanta un tavolo molto morbido e confortevole. No! Non traballa nulla (anticipiamo la domanda) è tutto ben stabile, ma sull’accortezza della preparazione della mise en place, non avevamo alcun dubbio! Impeccabile precisione accompagnata dalla cura nel dettaglio. Infatti, dal giorno zero, i menù sono scritti giornalmente a mano, richiamando all’attenzione quel “handmade”, che - finalmente - sta ritornando in voga in Italia.
In seconda battuta abbiamo un altro termine che non passa inosservato. Cultura: utilizziamo questa parola quando impariamo qualcosa di nuovo, in questo caso parliamo di sapori nuovi che si distaccano dalla classica cucina italiana. “Lumache, patate, spinaci e menta”, come vi suona?! A noi ad oggi molto bene. Un gusto pieno, corposo, dalle consistenze delicate e dal profumo fresco ed inebriante della menta fresca.
Un’importante valorizzazione del prodotto, trattato e rispettato secondo le sue caratteristiche e proprietà.
Una piacevole esperienza che in chiusura richiama all’ordine l’affermazione che risuona limpida e recidiva: “Ti ci devo portare”.
A cura di: Irene Bastante, Nicolò Stoppa, Monica Commissati e Roberto Borroni.