Caro Diario.

Ultimamente ascoltando,leggendo e percependo il pensiero che molte persone hanno su quello che faccio come blogger, ho sentito il bisogno di scrivervi chi sono e quello che pratico.

Non sono una food blogger e non ambisco in questo, mi piace definirmi una “critica of atmospheres”. Sto tentando di essere quell’ente che resta tra i ristoratori e chi (come me) ama saziarsi dell’arte che predilige ogni ristorante.

L’esperienza che ti rimane é travolgente in tutti i suoi aspetti sia positivi che di crescita.

Il mio obbiettivo é quello di farvi uscire dall’ottica che ogni ristorante o locale é uguale o deve avere delle “regole”. Il percorso consiste proprio nello sfruttare tutti e cinque i sensi, mantenendo un’elasticità che ci permette di conoscere al meglio la mente di chi c’è dietro a questo grandissimo mondo.

Oggi se noi entrassimo in un ristorante e riscontrassimo la stessa linea “robotizzata” che abbiamo già vissuto, cosa ci rimarrebbe? Nulla! Probabilmente ci ricorderemmo il nome del posto, ma non il momento.

Cercare di estrapolare da ogni esperienza quel tocco in più che ha reso unico quel momento é un’attenzione che dobbiamo a noi stessi per non lasciarci quell’amaro in bocca.

Un pittore quando dipinge la sua tela cerca di marcare al meglio con colori più intensi o con lavorazioni in rilievo tutte le emozioni che vuole trasmettere a chi osserva la sua opera. Ecco, dovremmo soffermarci proprio su quello e non sul cercare la macchia in mezzo a tutto il quadro.

Oggi questa fetta di mercato che va sempre più ad evolversi, sente il bisogno di raccontarci qualcosa e personalmente mi piace farmi emozionare e trasmettervela con qualche giusta parola .

Adoro spiegarvi di quell’attenzione differente che ho riscontrato e non di quella “macchia” che probabilmente non era una macchia, ma una scelta di chi ha le redini della sua proprietà.

Preferisco chiedere direttamente la motivazione di quel gesto senza dover fare l’hater da tastiera che critica e non sceglie di conoscere e star bene.

Dietro alla ristorazione c’è un lavoro di 12/15 ore giornaliere fatte di ricerca, passione e soddisfazione nel vedere un buon risultato finale sui visi dei loro clienti.

Non mi ritengo la buona samaritana della ristorazione, qualche volta (raramente) sono rimasta delusa anche io da qualche esperienza, ma per rispetto verso di voi preferisco trasmettervi che c’è qualcosa che é andato storto senza creare un’articolo che rimarrà fisso in un blog di ottime location.

Scrivere un’emozione é un lavoro lungo e difficile, bisogna trovare ogni volta le parole giuste. Questo é il mio stile, non mi piacciono le sfide facili, ma sento il bisogno di raccontarvi ogni singolo momento di stupore.

Tutti siamo umani, sbagliamo, ma il bello sta nel vedere la caparbietà nel riconoscere l’errore e trovare la soluzione più adatta e meno invasiva di recuperare.

La ristorazione é un teatro e quando si aprono le porte inizia lo spettacolo.

Facciamoci trasportare!

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GALATEO AL GIORNO D’OGGI (CAPITOLO II):

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